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martedì 12 novembre 2013

Pianificazione fiscale aggressiva

Recessione economica e oppressione fiscale
Il pretesto delle drammatiche crisi e delle tragiche difficoltà economiche presenti - le quali discendono, prima, dalla crisi artificiale, e, poi, dalle dannosissime politiche austere, restrittive, del potere monetario internazionale - in molti Stati occidentali, anziché usare il sistema monetario per pompare l'economia, ai politici viene ordinato, perché sono burattini manovrati dai grandi usurai, di adottare politiche "di bilancio" volte al taglio della spesa pubblica e "all'incremento delle entrate" (come dicono i giornalisti mentecatti del sole 24 ore), cioè, all'incremento delle entrate tributarie, alla persecuzione fiscale, al salasso continuo del povero contribuente già dissanguato.

Le politiche restrittive e gli stati con regimi fiscali vivibili
L'erosione della base imponibile a favore di paesi esteri a fiscalità agevolata rendono, apparentemente, più difficoltosa la realizzazione di tali politiche restrittive e recessive. In verità, visto che l'obiettivo è quello di creare penuria, in Europa e negli USA, la politica reazionaria d'impoverimento dell'economia sta funzionando alla grande. Oltre a ciò, i giornalisti dimenticano sempre che i maggiori evasori fiscali, se mai l'evasione fiscale fosse un problema, sono la chiesa romana cattolica apostolica, le banche centrali, le banche del sistema bancario italiano e il cartello delle banche estere, i cui proprietari hanno, quasi tutti, sede in paradisi fiscali

La tendenza alla pianificazione fiscale "aggressiva"
Il fenomeno della "aggressiva" pianificazione fiscale negli ultimi anni ha attirato l'attenzione degli ordinamenti nazionali ed internazionali, ed anche dell'OCSE, che hanno bisogno di dare ad esso il massimo risalto per nutrire una propaganda che deve distogliere continuamente l'attenzione di pubblico, media e politici in buona fede, dal vero problema dell'economia del pianeta: l'usura, il fantoccio del debito pubblico, la cosiddetta finanza internazionale, chiamata sempre più spesso, da giornalisti ignoranti e politici incapaci, con quell'eufemismo generico, che non significa nulla, "i mercati". La pianificazione fiscale "aggressiva" è basata sulla valida ragione economica che è quella della sopravvivenza del business, è una pratica lecita ed accettata in tutto il mondo, soprattutto dalla Chiesa di Roma e dagli usurai delle banche centrali.

L'aggressività della pianificazione fiscale viene sommariamente identificata con l'utilizzo di società estere
(società offshore) situate in paradisi fiscali a bassa fiscalità (le società off-shore fanno parte di un gruppo o sono detenute da soggetti come fiduciarie o trust, che hanno come beneficiari finali gli stessi soci della società cosiddette white list) alle quali vengono artificiosamente allocati profitti che scontano una tassazione inferiore, e vicinissima allo zero, rispetto a quella che sopporterebbero nello Stato in cui l'investitore ha residenza.


Società offshore e meccanismi elusivi
Per un esempio, una società offshore registrata in uno stato indicato nelle liste OCSE black list possieda i marchi che vengono utilizzati da una società italiana; quest'ultima dovrà riconoscere alla società off-shore royalties per lo sfruttamento del marchio stesso. Le royalties rappresentano un costo deducibile (sia ai fini IRES che IRAP ) per la società italiana e un ricavo per la società off shore o non è soggetto ad imposte oppure subisce un'imposizione con un'aliquota solitamente (di gran lunga) inferiore a quella ordinariamente applicata nei Paesi compresi nelle white list come l'Italia, con l'evidente vantaggio di evitare parzialmente i danni dell'oppressione fiscale. Naturalmente i giornalisti del sole24ore, ignorano, fra i tanti altri fenomeni, quello dei drastici cali del gettito fiscale dovuti alle dislocazioni, le cosiddette delocalizzazioni, di gran parte dell'industria italiana e mondiale, che chiude, e licenzia milioni di persone, a causa della persecuzione fiscale e delle politiche monetarie restrittive, e sposta gli impianti in Cina o in altre terre più felici di quella di origine.

La disciplina in Italia
In Italia, tuttavia, i redditi delle società off shore controllate da, o collegate a, soggetti (persone fisiche o giuridiche) residenti in Italia sono soggetti al regime delle "Controlled Foreign Companies" (o "regime CFC") di cui si parla all'art. 167 e seguenti del TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi). Tale regime prevede la tassazione "per trasparenza" in capo alla società italiana dei redditi della società estera, quando la società italiana non sia in grado di dimostrare alternativamente (i) che la società non residente svolga un'effettiva attività economica nel paese black list o (ii) che dalle partecipazioni non consegua l'effetto di localizzare i redditi in stati black list. Naturalmente gli avvocati commercialisti degli studi di consulenza legale offshore sanno bene come fare ad aggirare questi ostacoli (anche attraverso i servizi di prestazioni quali: soci nominali e amministratore nominale, e cioè, sostanzialmente, prestando nomi di persone fisiche e giuridiche ai quali intestare le società offshore, registrate in paradisi fiscali, in modo che non risulti la vera identità di proprietari ed amministratori nei pubblici registri e negli atti della società), che servono più a spaventare, o a mostrare di aver fatto qualcosa, che non a risolvere il problema dell'evasione fiscale, il quale non è affatto un problema, visto che il problema è un altro.

La disciplina europea
La Commissione Europea nella Comunicazione COM(2012)351 del giugno 2012 ha definito la pianificazione fiscale aggressiva come "il ricorso ad operazioni o strutture artificiali e lo sfruttamento delle disarmonie esistenti tra i sistemi tributari con l'effetto di minare le norme fiscali degli Stati membri ed esacerbare la perdita di entrate fiscali." La Commissione individua nella Comunicazione COM(2012) 351 la necessità di migliorare l'accesso all'informazione sui flussi di denaro, e la tracciabilità dei pagamenti di importo significativo effettuati per il tramite di conti di banche off-shore. Le severe norme in materia di scambio di informazioni su richiesta e di trasparenza, adottate a valle del Forum mondiale sulla trasparenza e lo scambio di informazioni ai fini fiscali organizzato dall'OCSE, hanno contribuito alla finta lotta contro i paradisi fiscali e hanno introdotto normative liberticide in tutta Europa.

Secondo la Commissione, è necessario promuovere anche presso i Paesi terzi il principio di "concorrenza fiscale leale" sancito dal codice di condotta in materia di tassazione delle imprese (GU C 2 del 6.1.1998) adottato dai Paesi Membri. La Commissione Europea suggerisce infine di creare una squadra di ispettori dedicati alla frode fiscale transfrontaliera e di svilire anche di più la già solo nominale sovranità nazionale dei singoli Stati.